Lavorando quotidianamente con la musica so che l’esperienza emotiva che caratterizza un atto creativo – e molte nostre azioni – assomiglia ad un battito cardiaco. È come un vero e proprio impulso vitale che si può suddividere in tre momenti: un picco di energia iniziale, un contraccolpo ed infine una zona di progressione neutra. Qualcosa del genere:
In realtà ciò che davvero conta, ai fini del risultato, non è lo spasmo iniziale, ma il progredire successivo: non è l’entusiasmo o il senso di vuoto che lo segue, ma il lavoro quotidiano nel quale accetti che il creare implica un tuo lavoro paziente, nel quale soddisfazione e fatica si mescolano ad ogni istante.
Se non sei abituato ad essere creativo forse non conosci questo meccanismo e così, quando raggiungi il picco più basso, abbandoni i tuoi progetti, ritenendo che la creatività sia una sorta di illuminazione destinata a pochi. Ma, se davvero questo è ciò che ti accade, sbagli: il senso di sconfitta che provi quando cerchi di tradurre in realtà un’intuizione ti demoralizza solo perché non ne comprendi il meccanismo.
Creare significa infatti, necessariamente, tradurre un’idea astratta in qualcosa di materiale, finito e limitato e, in realtà, dovresti essere felice della tua ‘crisi’ poiché è proprio quello il momento in cui stai plasmando la materia e la tua opera d’arte sta prendendo vita.
Se sei demoralizzato e ritieni che ciò che stai facendo sia inutile, significa che stai davvero iniziando a creare qualcosa. Sei passato dal possibile al reale. È faticoso, talvolta doloroso, ma per nulla inutile. Forse si tratterà solo di uno schizzo, un piccolo studio, un esperienza che ti guiderà verso una successiva realizzazione, ma non ha importanza: è una tappa del tuo percorso creativo ed artistico. Questo è ciò che conta.
Ricorda che la creatività si attua solo in quella freccia che punta in avanti, verso lo scorrere del tempo, nella perseveranza dove ha luogo la tua arte.